21 – 26 marzo 2011.
Niente «casette»: autocostruzione low cost.
E Pescomaggiore risorge da solo con legno e paglia.
Prendete il rispetto per l’ambiente, la libertà di scegliere dove vivere, la volontà di non abbandonare il proprio paese e l’orgoglio di costruirsi una casa con le proprie mani. Mettete insieme e avrete un piccolo ecovillaggio autocostruito. L’hanno realizzato gli abitanti di Pescomaggiore, piccolo borgo a pochi chilometri dall’Aquila, come alternativa agli alloggi “imposti” dal Governo dopo il sisma. Già prima del terremoto era nato il comitato per la rinascita di Pescomaggiore, per conservare e valorizzare il territorio. Dopo il sisma il comitato ha deciso di realizzare un villaggio autocostruito e autofinanziato. «È una questione di libertà – spiega Isabella Tomassi, dell’associazione, oggi abitante nel villaggio –. La Protezione civile ha deciso chi doveva andare a vivere dove, quando e come. Noi volevamo decidere la qualità della vita e non volevamo lasciare il nostro paese». Decisivo l’incontro con Beyond Architecture Group, studio di Roma sensibile alla bioarchitettura e al risparmio energetico, anche in contesti di emergenza e soprattutto nella progettazione partecipata. Così, su progetto degli architetti Paolo Robazza e Fabrizio Savini, all’Aquila in cerca di progetti innovativi, e con l’assistenza tecnica di Caleb Murray Burdeau, esperto in bioarchitettura, si è deciso di realizzare, su terreni concessi in comodato da alcuni compaesani, un villaggio di bi e trilocali low cost a minimo impatto ambientale, sfruttando un’ordinanza post-terremoto con cui il Comune permetteva la costruzione di manufatti temporanei. All’inizio, spiega Tomassi, c’era molto scetticismo: «Si parlava di case di paglia, da costruirci e pagarci da soli». Dopo una serie di incontri, però, ci si è resi conto dell’occasione per rimanere e investire sul proprio territorio. Il progetto è stato realizzato tra giugno e agosto 2009. Sono sette casette (40 e 56 mq) per i 20 abitanti del paese, con struttura in legno portante e tamponatura in balle di paglia. Costo: 540 euro al mq. L’energia viene da impianti fotovoltaici, il riscaldamento è con stufa a legna. Oggi le casette finite sono cinque. Il villaggio prevede anche un impianto di fitodepurazione. Il momento di partecipazione più importante, spiega Robazza, è quello dell’autocostruzione (con la supervisione dei tecnici): «Costruirsi la propria casa te la fa sentire molto più tua». «Abbiamo lavorato tutti i fine settimana e giorni festivi – racconta Tomassi – con l’aiuto di centinaia di volontari da tutta Europa». Il costo è sostenuto dalle donazioni e dalle tasche dei beneficiari. «A oggi – spiega Tomassi – abbiamo ricevuto 138.600 euro e un po’ di materiale, ma per sostenere tutte le spese, dal rimborso per i tecnici, che sono stati qui sei mesi, agli studi geologici e tutto il resto, ci siamo autotassati, raccogliendo finora 30mila euro». Mancano 15mila euro per i costi già sostenuti e i fondi per costruire le ultime due.