settembre 2009.
PIANO C.A.S.E.: le alternative ci sono.
1)Cosa non funziona nel processo di ricostruzione avviato dal governo?
2)Cosa avete fatto o vorreste fare per impostare la ricostruzione su altre basi?
Alessio di Giannantonio
www.3e32.com
1)Quello che non funziona è il punto di vista. Il governo non ha minimamente tenuto in considerazione le esigenze degli abitanti, ma ha piuttosto preferito perseguire i propri fini, mediante una bieca speculazione immobiliare e una gestione decisamente non trasparente delle spesse. In Italia pochi sanno che dopo ben 5 mesi dal sisma, i cittadini che sono rimasti in città sono per lo più ancora nelle tendopoli, dove gli anziani muoiono e le condizioni igieniche sono precarie. Nulla è stato fatto per una ricostruzione leggera che avrebbe garantito il ritorno nelle proprie abitazioni di migliaia di persone, nulla per offrire una sistemazione dignitosa temporanea per tutti, nulla per la requisizione delle case sfitte che adesso sono affittate a prezzi esorbitanti, nulla per il puntellamento di edifici di interesse storico e architettonico. Il Piano case e tutta l’emergenza post sisma rientrano in un progetto criminale, ordito con cinismo e realizzato da aziende in alcuni casi già coinvolte penalmente per mafia. La cosa più triste però è che l’informazione nel nostro paese propone invece una situazione idilliaca nella quale i cittadini sono rientrati nelle case, passeggiano in centro e ricevono case antisismiche al posto dei container. Se la situazione rimarrà tale la città è destinata a un declino inesorabile, sfollata per chissà quanto tempo, spopolata e senza nessuna prospettiva di rilancio economico.
2)È necessario attivare tutte le procedure utili al superamento della situazione emergenziale di breve periodo resa permanente da governo e Protezione civile, per permettere ai cittadini di tornare a risiedere nel proprio territorio e ricominciare da decisioni partecipate: creare i presupposti per un periodo di transizione in vista della ricostruzione pesante è fondamentale. Noi abbiamo intenzione di attivarci in progetti di autocostruzione e ripristino abitativo. L’idea è quella di creare un progetto pilota, ovvero l’autocostruzione di una sede invernale per continuare la nostra missione di rete di socialità a favore delle realtà rimaste attive in città. Il progetto prevede la connessione sinergica degli enti locali, i soggetti privati, le maestranze costruttive che propongono soluzioni fattibili ed ecologiche, e le realtà solidali che finanziano questo progetto di ricostruzione e rinascita, anche in vista di un futuro intervento diffuso. Per questo abbiamo attivato un’iniziativa di raccolta fondi. Nel frattempo abbiamo già messo in atto una collaborazione con il Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore, un piccolo centro a 5 Km dal centro dell’Aquila.
Marco Morantee Maura Scarcella
www.collettivo99.org
1) Il Piano case, scelta governativa muscolare e fortemente pregiudizievole per il futuro del territorio aquilano, è purtroppo ormai un dato di fatto, corre verso la conclusione e relativa inaugurazione mediatica in tempi record. Con gli altri comitati cittadini si sta ancora operando per evitare le purtroppo probabili espansioni del progetto, a oggi già colpevole di un enorme e definitivo consumo di suolo. Noi invece puntiamo il dito sul mancato avvio di quello che Yona Friedman definirebbe un «grande atto collettivo» di rifondazione della città, in cui far convergere il più ampio numero di soggetti, non solo aquilani, e praticare l’utopia necessaria di una città partecipata, condivisa, mediata nell’interesse comune in un arengo dei giorni nostri. Questa è apparsa finora come una sfida negata dagli alti responsabili delle sorti della città e la ricostruzione sta prendendo, ogni giorno di più, un’incontrollabile piega.
2)Siamo impegnati da fine aprile nell’istituzione di un dibattito sulla ricostruzione portatore delle istanze locali di una cittadinanza presente e, soprattutto, fui tura. In qualità di giovani tecnici aquilani, ci siamo strutturati in forma apartitica e interdisciplinare, abbiamo elaborato il nostro progetto di «riconversione oltre la ricostruzione»: tendente all’autosufficienza energetica ed ecosostenibile attraverso la relazione di un masterplan (nella foto, una suggestione per la città storica ), meta progettuale presentato e discusso con la cittadinanza nel ciclo di incontri «Convergenze», in cui abbiamo coinvolto protagonisti della sostenibilità italiana e internazionale, tra cui Jeremy Rifkin, chiedendo condivisione alle istituzioni. Siamo fra i fautori della creazione di gruppi di lavoro stabili inter comitati sulla ricostruzione. Abbiamo l’ambizione, rendendo L’ Aquila un esempio per i prossimi decenni, di giungere alla redazione di una «Carta dell’Aquila sulle città sostenibili del terzo millennio». Ocse e ministero del Tesoro ci hanno inoltre chiamato a partecipare ai tavoli di lavoro sulla città, mentre fanno sperare le prospettive di collaborazione con molte istituzioni (seppur non ancora quella comunale ) affinché modelli culturalmente e logisticamente sbagliati quali quello dellenew towns, dei sistemi energivori e fortemente impattanti e gli estremismi opposti del «dov’era, com’era» («dov’era» ma non indiscriminatamente «com’era» diciamo noi ) non trovino più ascolto e applicazione, a L’ Aquila come altrove.