19 ottobre 2009.
Utopia Pescomaggiore. Case di legno e paglia per sconfiggere il sisma.
Vicino L’Aquila volontari provenienti da tutta Italia costruiscono edifici sul modello nordico. Economici, ecologici e autofinanziati
Massimo Solani
A Pescomaggiore non c’è più nemmeno la chiesa. Ce ne sarebbero due ma la scossa del 6 aprile ne ha lasciato poca cosa. Cosi la gente per mesi si è arrangiata sotto un tendone della Croce Rossa ma una settimana fa assieme ai volontari e al prete tornato in Puglia se n’e andato anche quello, e adesso resta solo una campana appesa a un traliccio. Muta e silenziosa come questo borgo arroccato a quasi mille metri sopra Paganica. Prima del terremoto ci vivevano 45 persone ma la metà di loro, per lo più anziani, è scappata dopo qualche notte passata in macchina e prima di trascorrere l’estate sotto alle tende. Cosi oggi Pescomaggiore somiglia a un deserto, non fosse per quel cantiere dove una decina di persone dove una decina di persone si danna l’anima per dare un tetto a quattro famiglie alla fine dell’anno.
E non c’entra il piano C.a.s.e. della Protezione Civile e nemmeno i preparativi per i Map promessi dal Comune de L’Aquila. C’entra piuttosto una idea che si chiama Eva ed è nata dall’entusiasmo di un gruppo di ragazzi che da tre mesi si è messo in mente un progetto visionario eppure solidissimo, anche se si poggia su legno e paglia. Perché Eva sta per Eco Villaggio Autocostruito ed è il progetto di un complesso di sette case complete di impianto fotovoltaico e di fitodepurazione ed è un sogno nato senza alcun soldo pubblico né aiuto statale. «Avevamo fondato il “comitato rinascita Pescomaggiore” prima del terremoto – racconta Antonio Cacio, una delle anime del progetto Eva – poi dopo il terremoto ci siamo detti che era il caso di fare qualcosa prima che il paese morisse per abbandono». In autogestione, però e su un terreno avuto in dono. La svolta è un incontro con due giovani architetti con esperienze di lavoro all′estero, Paolo Robazza e Fabrizio Savini. «Eravamo arrivati in Abruzzo dopo il sisma – racconta Robazza. padovano – e abbiamo deciso di fermarci per dare una mano. Avevamo già in testa un progetto di ricostruzione partecipata dal basso e a minimo impatto ambientale. L’incontro con i ragazzi del comitato di Pescomaggiore ha fatto il resto, e questi sono i primi risultati». Ossia quattro case con strutture in legno e tamponature in paglia, secondo una tecnologia molto usata già in Nord America e nei paesi scandinavi, che il 20 agosto hanno iniziato a crescere più solide dello scetticismo e più forti dei problemi pratici. «È un progetto completamente autofinanziato – spiega Cascio – abbiamo raccolto circa 25mila euro e del materiale attraverso un sito Internet. Le famiglie che avranno la casa (inizialmente 4, ma a primavera dovrebbero diventare sei ndr) si sono impegnate a pagare in proprio i soldi che mancheranno, se mancheranno».
Cosi dopo i calcoli strutturali fatti da un ingegnere de L’ Aquila (gratis, a patto che il progetto restasse una sorta di “open source”) i lavori procedono senza ditte appaltatrici o professionisti. Merito di decine di volontari che da quasi due mesi arrivano da tutta Italia. « Gli alpinisti- ride Robazza – hanno praticamente rivoluzionato il cantiere». Luigi Caser è il “capo” della squadra, un omone grande e grosso calato a Pescomaggiore in camper assieme a quattro colleghi, tutti dell’Associazione Nazionale Alpini di Caoria Canal S. Bovo, in provincia di Trento. «Appena saputo del progetto ci spiega – ci siamo messi in strada e siamo venuti giù. Ci fermeremo una decina di giorni, ma è già pronta una squadra che verrà al nostro posto. Il resto lo fanno i ragazzi che in questi giorni di gelo hanno sfidato il freddo dormendo in tenda pur di dare una mano. Volontari anche loro. Come Arianna Sperandio che ha 27 anni, è laureata in filosofia e arriva dalla provincia di Trento. «Saputo di questo progetto – racconta – mi sono messa in contatto con i ragazzi e tre giorni dopo ero qui. Mi sono licenziata e da due mesi faccio la pendolare con Venezia dove continuo a studiare ».È incredibile quello che stanno facendo questi ragazzi per un paese dimenticato anche da Dio », sorride Piero Lopez. Che nonostante i mesi trascorsi in una roulotte di lasciare Pescomaggiore non ha mai avuto intenzione. «Mi avessero raccontato una cosa cosi – dice guardando quella che presto sarà la sua nuova casa ― non ci avrei mai creduto ».